Kate Middleton indossa doposci Oscar Sport
Kate Middleton veste Oscar Sport. La Duchessa di Cambridge, moglie del principe William d’Inghilterra, nella recente vacanza sulla neve in Svizzera è stata immortalata con ai piedi un paio di doposci prodotti dal calzaturificio montebellunese.
A pubblicare le foto è il sito “What Kate Wore“, sorto apposta per scandagliare nei particolari cosa indossa la bella Kate, in attesa di diventare presto mamma, e aiutare le visitatrici a rintracciare i vari capi di abbigliamento per poter poi vestirsi come lei.
La duchessa, apparsa anche in un settimanale nazionale, indossa il modello Giada realizzato da Oscar Sport . E in via Cal Trevisana a Montebelluna, dove ha sede il calzaturificio, la soddisfazione è tanta. «Per noi è un premio inestimabile» dice Francio Breda, titolare di Oscar Sport.
«Vedere che Kate Middleton indossa un paio di nostri doposci, fatti con le nostre mani, ci riempie di orgoglio. Il nostro lavoro non poteva trovare migliore gratificazione».
L’azienda montebellunese, d’altronde, è un eccellente esempio di “made in Italy“: avviata nel 1974 da Franco Breda, ingegnoso modellista capace di far tesoro dell’esperienza maturata assieme al padre Alfonso, nel corso degli anni ha saputo conquistare un mercato di alta nicchia. Al punto che Oscar Sport di recente è stata inserita dalla Regione Veneto nella lista “Artigianato Artistico“.
Ora nella gestione dell’azienda, dove tutto viene realizzato esclusivamente a mano, ci sono anche i figli Oscar e Roberta. Le foto di Kate Middleton con i loro doposci sono il coronamento di tanto impegno nella tradizione di famiglia.
Sul sito “What Kate Wore” (tradotto “Cosa indossa Kate” e con sottotitolo “Following Kate Middleton Faschions”, ovvero “Seguendo le mode di Kate”) c’è perfino una sommaria descrizione del calzaturificio e, cliccando sopra il nome, il visitatore viene messo direttamente in contatto con il sito di Oscar Sport.
Insomma un bell’esempio di “made in Italy” in un momento di crisi economica come quello attuale, da cui traspare limpidamente che un manifattura di qualità può reggere il confronto con la delocalizzazione.
Articolo tratto da La Tribuna scritto da Michele Modesto.